Il Cisterna Film Festival 2023 torna a illuminare palazzo Caetani con le luci del cinema:

il 21-22 e 23 luglio prenderà vita la nona edizione del Festival Internazionale del Cortometraggio.

Presentato il manifesto del Cisterna Film Festival 2023, l’autrice è una giovane artista emergentedi Cori.

 

L’intervista.

Il manifesto della nona edizione del Cisterna Film Festival è un omaggio alla donna a ai nuovi talenti del nostro territorio, alla bellezza classica del bianco e nero, alla leggerezza di un corpo fluttuante, alla libertà di lettura di un’immagine che riesce ad essere positiva o negativa a seconda della realtà culturale di riferimento.

La giovanissima fotografa e videoartista autrice dello scatto è Vanessa Pistilli, conosciamola meglio tramite questa breve intervista.

 

Come hai deciso di dedicarti all’arte e quali sono le tue aspirazioni in quest’ambito?

Frequento il biennio in Arti multimediali e tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Sui miei primi passi in ambito artistico, rispondo banalmente come credo farebbero molte persone: ho iniziato da piccolissima. Quando tutti i bambini giocavano assieme, io preferivo di gran lunga starmene in un angolino a disegnare e quando ero a casa con le amiche, mentre loro giocavano con mia sorella, io disegnavo o vedevo film d’animazione. Credo di aver iniziato così, con fogli di carta, pastelli e classici Disney in sottofondo. Non a caso, negli ultimi tempi sto riprendendo la pratica del disegno, poiché ho intenzione di specializzarmi nell’animazione digitale. Questo non implica certo un abbandono della fotografia o del video, che ad ogni modo rimangono fedeli compagni di viaggio.

 

Il corpo è centrale sia nelle tue foto che nei tuoi video. Puoi parlarcene?

Credo sia legato ad un discorso di identità. Per me, il corpo è un linguaggio, un mezzo con il quale potermi esprimere al meglio. C’è qualcosa di magico in questo: ogni volta che ritraggo il mio corpo, è come se stessi compiendo un rituale, usando ogni centimetro di pelle come strumento per parlare e avere più coscienza di cosa io sia.

 

Le tue immagini sono quasi tutte in bianco e nero. Come mai?

Potrei sforzarmi di complicare il pane, ma voglio rispondere in tutta sincerità. Non c’è un motivo profondo che mi spinge a scattare in bianco e nero. Semplicemente, è così che immagino le fotografie nella mia testa.

Ma senza dubbio è anche ‘colpa’ dei miei artisti di riferimento.

 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici?

Sicuramente, tra i miei artisti preferiti in assoluto c’è Maya Deren: la considero un vero e proprio genio. A lei affiancherei poi David Lynch. Mi sono sempre sentita molto vicina al loro stile e ai loro temi, in qualche modo forse addirittura capita. Certo, potrei citarti tantissimi altri nomi: Francesca Woodman, Man Ray, Antonin Artaud, Grotowski, Ana Mendieta, Virginia Woolf, Sylvia Plath, Hayao Miyazaki, Edgar Allan Poe, Kafka. Questi sono gli artisti che più riescono ad ispirarmi mentre penso, scrivo e realizzo le mie storie. Cosa diventeranno poi? Illustrazioni? Foto? Cortometraggi? Chi lo sa.

 

Alter ego, doppio, sogno, tornano spesso.

Sono affascinata dall’onirico, come da tutto ciò che è mistico e inquietante. L’ho detto prima, il tema dell’identità è centrale nella mia riflessione artistica. In questo senso, alter ego e doppio giocano un ruolo fondamentale. Possiamo controllare i sogni, o lasciarci controllare da loro. L’illusione di una realtà migliore o peggiore, il non senso nel vedere qualcuno di uguale o simile: i miei corti non hanno sempre un lieto fine, anzi molto spesso i protagonisti sono condannati a vivere in eterno queste sensazioni perturbanti, senza poi ottenere delle risposte. Triste, certo, ma è parte del gioco. Essi si trovano in una stanza a giocare a scacchi con sé stessi, o a danzare con qualcuno di simile per poi scoprire di essere sempre stati soli; possono comunicare attraverso il tempo e lo spazio, confusi, o bere una tazza di tè mentre fuori dalla finestra c’è un’altra loro versione che corre via. Non hanno risposte, né accettano di trovarsi in quel modo. Accade e basta, e io adoro vederli correre, come fossero un’estensione delle mie paure, che in qualche modo esorcizzo con le foto o i video.

 

Fotografa e videografa, cosa ti permettono di esprimere queste forme d’arte. O quando scegli l’una forma di espressione rispetto all’altra?

Le scelgo così come appaiono nella mia mente. Quando scrivo una storia, di solito parte tutto da una singola immagine che fa capolino nella mia testa. Sembra molto mistico detto così, ma vi assicuro che si tratta solo di tanta immaginazione e “vivere nel mio mondo”. Queste immagini nascono già statiche o in movimento, e a me non resta che fidarmi del mio istinto: se l’immagine si muove, allora ne uscirà un video; se invece è ferma, una foto. Ogni mia storia nasce da qui.

 

Ci parli dell’immagine selezionata per il manifesto CFF9? Come e quando è stata scattata? Cosa rappresenta per te?

L’immagine selezionata per il manifesto del CFF9 è stata scattata nell’agosto del 2019 a Suio Terme. Mi trovato lì in vacanza a casa dei nonni del mio ragazzo, e io e sua sorella avevamo voglia di giocare con la fotografia in acqua, per vedere se poteva uscirne fuori qualcosa di carino. Tra i tanti scatti ci fu questo, il mio preferito. Ebbi subito la sensazione di aver imbrigliato un volo, di aver confinato Beatrice – è questo il nome della ragazza ritratta nello scatto – in un limbo etereo dove non stava né nuotando né era semplicemente sdraiata. Una dimensione di nero assoluto, che lei a braccia aperte accoglie serena.

 

Il tuo rapporto con il cinema?

Il mio rapporto col cinema è sereno, bello, curioso. Come dicevo in risposta alla prima domanda, quando a casa mia venivano le amiche per giocare, io non facevo altro che guardare film o disegnare. Vedo di tutto, qualsiasi genere, anche se devo confessarti che gli horror che mi fanno molta paura. È ironico, perché i temi che tratto spesso sono considerati estremamente vicini a quelli dell’orrore. Per me il cinema è anche un momento familiare: solitamente, la sera dopo cena ci riuniamo sempre tutti in famiglia per vedere un film o qualche puntata di una serie tv. Ad ogni modo, credo di dover ringraziare mia madre, perché a sua insaputa mi ha avvicinata alla settima arte. È stato quasi un effetto farfalla: non potevo sapere che alcuni di quei film che vedevo da bambina avrebbero avuto un impatto così grande nella mia vita.

 

Conosci il Cisterna Film Festival? Un ricordo legato a questo evento?

Conosco benissimo il CFF e vi sono molto affezionata. Devo ringraziare Riccardo, il mio ragazzo. All’inizio della nostra relazione, mi parlò con molto entusiasmo di questa rassegna, e allora decidemmo di venire assieme. Da allora, non abbiamo mai perso un’edizione, ad eccezion del periodo in cui eravamo all’estero per motivi di studio. I corti sono sempre stati scelti con cura, mai banali, meravigliosi; anche le mostre fotografiche, sempre bellissime. L’atmosfera che si crea nelle serate del festival è sempre magica, e il cortile di Palazzo Caetani si trasforma in una piccola casa, dove tutti piangono, ridono e vivono un universo di emozioni.

 

 

Cisterna Film Festival – Palazzo Caetani – 21 al 23 luglio.

Ingresso gratuito.